Bisogna dare atto che un’idea come quella che è venuta in mente al direttore generale dell’ULSS 4 di San Donà non era venuta in mente a nessun’altro dirigente. Offrire ombrellone e lettini in uno degli stabilimenti balneari delle nostre spiagge alle mamme che vengono a partorire all’ospedale di S. Donà o a quello di Portogruaro è stata un’idea originale e, per la verità, anche un po’ spiazzante.

Da un’istituzione pubblica eventualmente ci si aspetterebbe un tipo di  pubblicità cosiddetta  “progresso”, come se ne vedono spesso sui media, in cui ministeri o associazioni non profit, comunicano informazioni relative a diritti o doveri dei cittadini o promuovono servizi o finalità socialmente rilevanti.

Invece, sovvertendo di fatto i canoni della comunicazione, in questo caso per conquistare o ampliare una determinata fascia di “consumatori”, si adotta una forma di pubblicità commerciale in cui ad essere reclamizzato è il “prodotto” punto-nascite.  Alcuni commenti hanno addirittura assimilato l’iniziativa alle promozioni “3×2” dei supermercati.

E’ possibile che l’Ulss si sia rivolta anche ad una agenzia di comunicazione per questo espediente oppure, più facilmente, può essere che questa genialata sia farina del sacco di quei “marpioni” degli albergatori e operatori turistici che, spaventati dal flop di inizio di stagione causa il cattivo tempo, si sono inventati qualcosa al riguardo.

Comunque sia, al di là della curiosità di verificare se la campagna  avrà una qualche efficacia, sia in termini di incremento del turismo della costa da parte delle partorienti che per il quid di nati in più negli ospedali di S. Donà e Portogruaro, l’effetto invece che produce la notizia in chi la legge è paradossalmente contrario all’obiettivo  dell’iniziativa stessa.

Infatti, lo slogan “Vieni a partorire nel Veneto Orientale e ti regaliamo il mare”, più che trasmettere un messaggio positivo, fa insinuare il sospetto che per una qualche ragione le due strutture non godano di buona fama e una quota delle potenziali utenti preferiscano andare a partorire a Treviso o a Latisana (non necessariamente attratte dal pass per il parco del Sile o quello per un ombrellone a Lignano Sabbiadoro).

Non solo, ma ci si chiede anche se non fosse stato più opportuno, prima di lanciare questa campagna, indagare sulle eventuali carenze dotazionali e di personale che possono essere all’origine di questa  sospetta disaffezione. Infatti, la scelta di dove partorire è strettamente legata alla sicurezza della donna e del nascituro, alla professionalità e fiducia ispirata dagli operatori che seguono la degenza, al numero di parti eseguiti, al clima organizzativo  e alle condizioni generali del reparto, alla strumentazione tecnica a disposizione! Ecco allora che l’iniziativa proposta, come un’ultima spiaggia (appunto), sembra affidarsi più all’improvvisazione anziché essere il frutto di una scelta razionale.

Già la falsa partenza dell’acquisto dell’ex palazzo di giustizia di via Trento a S. Donà ha evidenziato qualche incertezza lungo la catena di comando dell’Azienda e si teme che anche in questo caso, senza una seria analisi del problema,  i presupposti non siano  dei più favorevoli.

 

 

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