L’assemblea dei soci, convocata su richiesta dei consiglieri Luca Morosin e Silvia Lasfanti, prevede all’ordine del giorno la discussione sull’Ospedale Unico. Dopo i saluti di rito e l’introduzione del Presidente, Luca prende la parola per illustrare la situazione. Dalla sua relazione e dal successivo dibattito emerge che:

Il tema riguarda più in generale l’idea di sanità che si vuole costruire per la nostra area geografica, ed è solo partendo da questo più ampio contesto che si deve ragionare per poi discutere di realizzazione di nuove strutture o potenziamento/riorganizzazione delle attuali.

Partiamo dalla proposta regionale, che prevede un’organizzazione “piramidale” delle strutture. Al vertice troviamo il polo di riferimento principale (definito ospedale hub), che per la nostra zona diventerebbe l’Ospedale Dell’Angelo di Mestre. A seguire è prevista la realizzazione di un’unica struttura per le patologie minori (ospedale spoke) che vada a sostituire le 3 esistenti (San Donà, Jesolo e Portogruaro). A supporto di questi due centri, si dovrebbe creare una rete formata da medici di base (potenziati con minime funzioni infermieristiche come rimozione di punti, medicazioni, ecc), strutture di accoglienza territoriale per degenze non gestibili in casa, e strutture per lungodegenze. Per riassumere, l’idea è che l’emergenza grave o la patologia importante venga seguita nell’ospedale hub, la patologia minore nell’ospedale spoke, mentre la degenza venga assorbita dalla rete di strutture “accessorie”.

Le maggiori criticità che sorgono sono:

  • con che risorse verrà realizzata l’eventuale nuova struttura (si parlava di cifre oscillanti tra i 170 e i 130 milioni di euro, che teoricamente non dovrebbero ricadere direttamente sull’Amministrazione, ma la pratica si è spesso rivelata differente dalla teoria)
  • con che tempistica (si ipotizzava non ufficialmente entro il 2020, tempi che appaiono molto, troppo, stretti)
  • mancano completamente riferimenti precisi sull’organizzazione e divisione di competenze riguardo la rete di strutture di supporto, che diventerebbero paradossalmente centrali nella nuova idea, dal momento che assorbirebbero tutte le degenze e le patologie minori non seguite dalla struttura unica.

In quest’ottica sembra che le schede ospedaliere presentate dalla Regione, siano state redatte con l’obiettivo di far apparire la realizzazione dell’Ospedale Unico come la sola valida soluzione. Esempi a sostegno di ciò possono essere la ventilata divisione tra medicina che rimarrebbe a San Donà e chirurgia che andrebbe a Portogruaro, o, sotto il versante economico, l’assunto secondo il quale l’adeguamento delle strutture esistenti (antisismico, ristrutturazione reparti, ecc), verrebbe a costare molto di più rispetto alla costruzione ex novo di un ospedale (il tutto però, senza che dalla Regione siano stati presentati i dati che dimostrerebbero la convenienza economica).

Viene fatto presente che, come si può constatare dal sito dell’Asl, recentemente ci sono stati degli investimenti non trascurabili nelle strutture attuali (circa 250.000 € per la dotazione di una attrezzatura per la Tac qui a San Donà, o i 500.000 € di Portogruaro per la pista di Elisoccorso).

Tutto ciò sembra far trasparire una certa confusione nella direzione che a livello regionale si vuole prendere, forse complice l’avvicinarsi del periodo elettorale.

Si precisa inoltre che:

–          altre Usl sono in  situazioni analoghe alle nostre, senza che sia stata fatta la scelta di suddividere le specialità, come invece viene previsto per la nostra Usl dalle schede sanitarie sopracitate.

–          a Montebelluna è stato ristrutturato il vecchio ospedale per adeguarlo alla vigente normativa in tema di sicurezza, senza interrompere il servizio, demolendo e ricostruendo sezione per sezione.

–          A Castelfranco e Montebelluna si è deciso di mantenere entrambe le strutture, con tutte le specialità in entrambe.

–          L’Usl di Treviso, con lo stesso n. di abitanti della nostra, mantiene la struttura di Oderzo, Ca’Foncello e Motta, senza  che sia prevista la loro concentrazione in un  ospedale unico.

–          Ad Alba (anche se fuori dal territorio regionale), si registra un caso di un ospedale unico rimasto incompleto per problemi finanziari e geologici.

Anche sulla base del confronto con le altre forze politiche della coalizione di maggioranza, i consiglieri Morosin e Lasfanti condividono con l’Assemblea la necessità che la Regione e l’ULSS provvedano al blocco immediato nell’applicazione delle schede ospedaliere, che la Regione adegui la percentuale di risorse erogate alla nostra ULSS per allinearla a quella delle altre aziende ospedaliere e che, soprattutto, questa fornisca dati e tempi certi sull’attuazione del piano di programmazione dei servizi sanitari territoriali, anche nell’ipotesi ad oggi lontana dal divenire realtà dell’Ospedale Unico.

Verbale dell’assemblea dei soci 11 marzo 2014: “L’ospedale unico”

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