Andrea CereserUna associazione locale, ha chiesto a tutti i candidati sindaci di far conoscere le proprie idee su alcuni temi.

Colgo l’occasione di questa richiesta per descrivere alcuni aspetti qualificanti del nostro programma, messo a punto con il contributo di moltissime persone attraverso la “officina delle idee”.

1) E’ contemplato l’impegno per sviluppare l’edilizia ad impatto energetico zero?

Risposta:
Il settore edile è stato negli ultimi decenni uno dei motori più importanti dell’economia del sandonatese, ma gli amministratori in primis non hanno saputo capire per tempo che non è immaginabile continuare a costruire case, se poi mancano le persone da metterci dentro. Da anni si contano a San Donà circa 2000 unità abitative vuote.

Il che significa una capacità recettiva di circa 5000 abitanti che rimane inutilizzata, e pertanto risulta essere in esubero. Questa speculazione ha determinato, tra l’altro, una grave e non giustificata perdita di terreno agricolo che è stato cementificato irrimediabilmente. Un fenomeno, in realtà, che non riguarda solo San Donà, ma l’intero Nord-Est. Di questa situazione è stata complice la politica, che è venuta meno a uno dei suoi compiti principali:

prefigurare gli effetti delle scelte che si prendono oggi non solo sull’immediato, ma anche sul medio e lungo periodo. Politica che, invece, ha “drogato” il settore per incassare oneri di urbanizzazione, una delle principali entrate dei bilanci comunali.
Entro il 2020 l’Unione Europea chiede che tutti gli edifici di nuova costruzione siano autosufficienti dal punto di vista energetico.
Nel caso di San Donà, però, visto che non ci sarà bisogno di molte nuove case, l’attenzione dovrà spostarsi su tre ambiti principali:
1) la demolizione e ricostruzione di edifici in zone già urbanizzate (abbiamo molte aree, ad esempio nel centro storico – e non solo – che sono in degrado e devono essere ripensate e valorizzate);
2) la riqualificazione energetica delle abitazioni esistenti, situazione che riguarda la quasi totalità dei cittadini (su questo abbiamo un progetto che si chiama: “La casa buona: vivere meglio spendendo bene”);
3) l’applicazione degli stessi criteri anche agli edifici pubblici, a partire dalle scuole (anche su questo abbiamo formulato una proposta: ”La scuola con il cappotto”).
Si profila, quindi, un’importante opportunità per tutta la filiera immobiliare, che coinvolge proprietari, studi professionisti, impresari, artigiani, istituti bancari…
Il Comune deve farsi promotore di una grande opera di sensibilizzazione, anche attraverso la revisione dei Regolamenti edilizi da condividere con le parti interessate, che porti a definire un patto tra tutti questi soggetti, per rilanciare l’economia legata alla casa nell’ottica di una maggiore sostenibilità ambientale (riduzione dei consumi e aumento della produzione di energia pulita) ed economica.
Perché se c’è una politica comunale di incentivazione degli interventi di riqualificazione e se questi sono fatti bene, gli investimenti dei proprietari saranno in grado di ripagarsi in pochi anni, producendo anche dei risparmi. E per i proprietari che non possono accedere ai mutui si può pensare ad un ruolo di garanzia nei confronti della banche offerto dall’amministrazione stessa.

Idee ne abbiamo, e anche molto interessanti, già presentate a diversi soggetti riscuotendo notevole interesse. Idee che attendono solo di essere messe in atto e di produrre i primi risultati.

2) E’ contemplato l’impegno per razionalizzare le spese dell’Amministrazione ed i costi della politica (partecipate, consorzi, etc…)?

Risposta:
Nei “primi 100 giorni” ci impegniamo a effettuare una attenta e dettagliata analisi di tutte le voci di entrata e di uscita del bilancio comunale.
Sul versante delle entrate, saranno valutati i costi e i benefici delle società partecipate per capire la loro utilità economica e/o sociale, nonché il ruolo che può avere il nostro Comune per influenzare le scelte societarie.
Dove non si riscontrassero benefici per la comunità, ma piuttosto un aggravio di costi per i cittadini, considereremo anche l’ipotesi di uscire dalla compagine o anche di chiudere tali società, con trasferimento dei compiti e delle funzioni direttamente al Comune, valorizzando le competenze del personale interno e riducendo il ricorso a consulenze esterne.
Sul versante delle uscite, l’analisi delle singole voci dovrà tenere conto dei medesimi requisiti di utilità sociale.
Le spese non ritenute essenziali o prioritarie in questo particolare momento storico (e tutti i cittadini comprendono che cosa si intenda) saranno ridotte o eliminate, per spostare maggiori risorse dalle “cose” alle “persone”.
Esempi di spese che si possono tagliare o rivedere riguardano gli ambiti più diversi, dai i costi della voliera, a quelli sostenuti per il ripristino del parco fluviale dopo ogni piena, ai costi energetici per luce e calore, per la gestione del verde…
Su alcune questioni in particolare, è nostra intenzione conoscere il punto di vista dei cittadini e delle imprese per arrivare a una larga condivisione delle scelte.
Anche la politica fiscale dovrà essere rivista, puntando a una graduale riduzione delle aliquote di competenza comunale, con priorità ad IMU e TARES (tassa sui rifiuti).

Un altro importante tema – che qui solo anticipo rimandando la risposta al quesito successivo – è quello della collaborazione tra comuni, strumento importante per produrre economie e miglioramento dell’efficienza.

3) E’ contemplato l’impegno per promuovere l’unione dei servizi tra i comuni limitrofi?

Risposta:
Uno dei punti qualificanti del nostro programma riguarda proprio il tema delle collaborazioni tra comuni. L’argomento è di forte attualità e, a nostro avviso, rappresenta una delle vie più efficaci per mantenere e migliorare i servizi che un ente locale deve garantire a cittadini, famiglie, imprese e associazioni.
Abbiamo studiato e incontrato in questi mesi un’esperienza che rappresenta un esempio di “buona pratica amministrativa”: la Federazione dei Comuni del Camposampierese: 11 comuni (di diverso colore politico) per una popolazione complessiva di circa 100.000 abitanti.
Come ci spiegava il direttore della Federazione, lo scopo di questa unione può essere così sintetizzato:
1) migliorare la gestione delle attività di competenza dei Comuni, unendo e coordinando l’impiego delle risorse umane e economiche;
2) definire le politiche per lo sviluppo e la crescita assieme alle parti sociali ed economiche presenti nel territorio, evitando doppioni inutili tra comuni vicini;
3) ottenere una riduzione dei costi dei servizi e della loro gestione, con vantaggi per tutti i contribuenti.
Questa esperienza vissuta con successo da alcuni comuni della zona nord di Padova, può certamente rappresentare un modello anche per il nostro territorio, dove il “Sandonatese” rappresenta, per numero di comuni e di abitanti, una realtà molto simile a quella analizzata.
C’è un altro aspetto importante da tenere in considerazione: anche se con qualche battuta d’arresto, sta comunque procedendo il cammino che porterà alla Città Metropolitana di Venezia.
A questo appuntamento, il Sandonatese e il Veneto Orientale (con San Donà come comune più importante) devono arrivare preparati, per evitare la marginalizzazione del nostro territorio.
Il Veneto Orientale deve aumentare il proprio peso nell’ambito del territorio che, secondo la politica comunitaria, riceverà dall’Unione Europea la cifra di 1 miliardo (sic!) di euro, alla pari di tutte le città metropolitane riconosciute dall’Europa. Queste risorse sono da destinare a allo sviluppo della città, che significa strade, infrastrutture, centri servizi … nel rispetto dei principio di sostenibilità.
La questione allora diventa: come portarsi a casa il brand di Venezia senza farsi fagocitare?
Sicuramente attraverso la collaborazione tra comuni, con impegno e determinazione, per migliorare i servizi a cittadini e imprese e semplificando le procedure.

Esempi di servizi da condividere riguardano la polizia locale (che potrà contare su un maggior numero di agenti presenti sul territorio anziché negli uffici), protezione civile, Sportello Unico delle Attività Produttive, servizi sociali, servizi per il funzionamento della struttura comunale (informatici, paghe, formazione, attività amministrative…).

Condizione indispensabile è che tutto questo non venga in ogni caso a comportare costi maggiori rispetto a quelli che sarebbero sostenuti dai singoli comuni.

4) È contemplato l’impegno per garantire la banda larga nel comune e nelle frazioni?

Risposta:
Al giorno d’oggi, quando si parla di “infrastrutture” per il territorio, si devono necessariamente intendere anche le cosiddette “autostrade informatiche”.
La disponibilità di una linea di collegamento internet veloce è un requisito indispensabile perché le aziende possano stare sul mercato.
Inoltre, per consentire a ciascun cittadino di usufruire dei servizi che intendiamo sviluppare e offrire via internet (progetto “in Comune con un clic”), è indispensabile una adeguata capacità di trasmissione dei dati.
La connettività veloce, quindi, andrà garantita su tutto il territorio comunale.

5) È contemplato l’impegno per la realizzazione nel medio termine dell’ospedale unico nell’Asl 10?

Risposta:
L’impegno di adesso è di essere parte attiva nella Conferenza dei Sindaci per organizzare al meglio gli ospedali esistenti per garantire una qualità adeguata in termini di dotazione di personale e di attrezzature, evitando doppioni, sovrapposizioni e inutili concorrenze, sviluppando nel contempo la rete delle cure primarie (il cosiddetto territorio) favorendo le forme di collaborazione e unione tra i medici “di base”.
L’assenza protratta della nostra amministrazione all’interno della Conferenza de Sindaci ha portato al risultato di far perdere all’Ospedale di San Donà 8 primari, come prospettano le nuove schede regionali. Questa operazione va contrastata con determinazione, per limitare l’impoverimento della nostra struttura.
Più avanti nel tempo, in base alle risorse rese disponibili dalla Regione, andrà attentamente considerata l’ipotesi di un’unica sede ospedaliera che consentirebbe effettive eccellenze cliniche a servizio del territorio dell’ULSS 10, anche al fine di ridurre l’attuale ricorso a strutture ospedaliere esterne alla nostra ULSS, una delle maggiori attuali criticità che impoverisce enormemente il bilancio della Azienda e quindi tutti i suoi residenti.

6) Pensa che la TAV sia un’infrastruttura da realizzare o no? … e l’autostrada del mare?

Risposta:
Facciamo un po’ di chiarezza: a parte i giornali, tutti gli addetti ai lavori riconoscono che il termine “TAV” (“Treno ad Alta Velocità”), applicato al tratto Venezia/Trieste, è inappropriato e il suo progetto è impraticabile, sia perché non c’è un sufficiente bacino di utenti sia perché ci sono delle condizioni geografiche che nel complesso non giustificano l’ingente investimento. Inoltre, si consideri che oggi né l’Europa né il nostro Paese hanno risorse da dedicarci.
Per il trasporto delle persone, va sollecitata con forza la Regione perché completi al più presto il progetto di Sistema Ferroviario Metropolitano di Superficie (“SFMR”), che consentirà 3 corse all’ora verso e da Venezia. Nel caso di San Donà, ciò prevede la realizzazione della nuova stazione ferroviaria che, stando alle promesse dell’assessore regionale, doveva essere inaugurata ancora nel 2011.
Per quanto concerne le merci, la linea ferroviaria “storica”, ora sottoutilizzata, può consentire un maggior traffico di convogli tale da renderla adeguata almeno per i prossimi 30 anni. Solo in prossimità di quella scadenza si potrà considerare l’ipotesi di un eventuale raddoppio che deve necessariamente prevedere opere di mitigazione e di compensazione per il territorio e per i cittadini.
In tutte queste valutazioni, dovrà essere garantito il diritto dei cittadini di partecipare alla definizione delle scelte, diritto che è stato negato in questi ultimi anni dove spesso siamo stati messi di fronte a progetti già confezionati (vedi l’esperienza del progetto di “tracciato basso”).

In merito all’autostrada del mare, non siamo favorevoli a questa operazione di “esproprio al contrario” per cui si sottrae un’opera pubblica alla proprietà dei cittadini (il tratto di Treviso/Mare da Meolo e il sedime della variante alla Statale 14) per affidarla a privati che inseriranno un pedaggio.
Il risparmio di tempo (pochi minuti) che avranno gli automobilisti nel raggiungere Jesolo dal casello di Meolo, verrà molto probabilmente vanificato sino a quando non si risolverà il nodo della penetrazione verso Cavallino, ad oggi affidato ad un’unica arteria.
L’opera lascerà sicuramente un segno doloroso sul territorio, si pensi solo al nuovo ponte che dovrebbe sorgere sulla Piave Vecchia, uno dei luoghi più pregiati e belli del nostro Comune.
Infine: il pagamento del pedaggio farà riversare un buon numero di auto nelle altre strade, con aumento di traffico e inquinamento per i paesi attraversati (Passarella, Caposile, Chiesanuova, Santa Maria).

7) Come pensa di gestire le grandi opere realizzate dall’amministrazione uscente: Teatro Astra? Piazza Indipendenza? Tribunale?

Risposta:
Astra: abbiamo presentato in questi giorni, come Gruppo Consiliare, una relazione su alcuni aspetti potenzialmente critici che abbiamo rilevato dallo studio dei progetti (numero di posti, facilità d’accesso al palco, caratteristiche acustiche …). L’amministrazione ha chiesto chiarimenti ai progettisti prima di fornirci risposta. Non si tratta di questioni di poco conto: da queste può dipendere, ad esempio, la possibilità di ospitare o meno taluni spettacoli da organizzare in sinergia con altre realtà vicine (ad esempio La Fenice). La forma di gestione andrà studiata assieme alle risorse presenti nel territorio (associazioni, professionisti, compagnie) aprendosi alla collaborazione con i teatri vicini così da ottimizzarne i costi amministrativi e di gestione.
Piazza: una piazza deve essere utilizzata per lo scopo per cui esiste, che è quello di consentire alle persone di incontrarsi nelle forme e nei modi ai quali siamo stati abituati. Per quanto possibile, quindi, Piazza Indipendenza dovrà essere resa una piazza viva, ricca di eventi e manifestazioni capaci di attrarre sia i cittadini locali sia i turisti (20 milioni che frequentano le coste oltre a 4 milioni che raggiungono l’outlet di Noventa), grazie ad una offerta di qualità che coniuga commercio, sport, musica e arte con iniziative di portata nazionale.
Tribunale: per prima cosa andranno approfonditi gli aspetti contrattuali per chiarire se siamo tenuti oppure no a rispettare il contratto. Un affitto di 470.000 euro all’anno (fino ad oggi rimborsato dal Ministero) è un costo non sostenibile con le attuali risorse del Comune. Eventualmente, andrà trovato un accordo con la proprietà individuando altri inquilini potenzialmente interessati, ad esempio Azienda ULSS.

8) Raccolta differenziata dei rifiuti: bene così o è necessario migliorare?

Risposta:
Rispetto ai nostri nonni noi produciamo molti, troppi rifiuti; inoltre siamo poco propensi a vedere un nuovo uso degli oggetti e dei materiali. Migliorare dunque si può e si deve, cercando di risolvere il problema all’origine: Riducendo, Riutilizzando e Riciclando (le cosiddette “3R”).
Da alcuni anni San Donà ha raggiunto una buona percentuale di raccolta differenziata, superiore ai valori medi della Regione; questo risultato, però, deve essere migliorato.
Concretamente: oltre a spingere ulteriormente la raccolta differenziata (ad esempio estendendola al centro città), è necessario coinvolgere i cittadini, a partire dalle scuole, con campagne di informazione e sensibilizzazione.
Inoltre, dovrà essere rivisto l’affidamento all’attuale gestore del servizio per intraprendere tutte le iniziative che portino a una riduzione o un contenimento delle tariffe, come è avvenuto in altri comuni vicini a noi.
Ci hanno sempre detto che la differenziazione dei rifiuti porta a un contenimento delle tariffe: dopo anni di parole, è tempo che ciò avvenga!

9) Quali azioni pensa di attivare per promuovere la trasparenza tra amministrazione e cittadini?

Risposta:
Alcuni impegni “con i piedi per terra”:
incontrare frazioni e quartieri almeno ogni 6 mesi, per ascoltare le comunità e per rendere conto dell’operato dell’amministrazione;
istituire l’anagrafe degli eletti, riportando la situazione reddituale e patrimoniale degli amministratori;
rendere pubblici i criteri e le motivazioni di scelta degli amministratori e dei nominati;
promuovere il “Bilancio di Responsabilità Sociale”, un modo semplice e chiaro di spiegare ai cittadini (con il loro coinvolgimento) che cosa si è fatto e quali risultati sono stati ottenuti;
far conoscere on-line lo stato di avanzamento delle opere pubbliche e i motivi degli eventuali ritardi;
semplificare il linguaggio amministrativo;
semplificare la lettura del bilancio del comune;
promuovere e rendere attivi i tavoli di confronto tra amministrazione, cittadini, associazioni e imprese (consulte, Forum).

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